Tutto ciò che viene riportato di seguito è stato ritrovato in una pennetta USB. Io mera scrittrice riporto fedelmente ciò che i file mi hanno rivelato.
Il sole è nascosto dalle nuvole di Torino e la giornata inizia fin troppo presto per un ingegnere del Politecnico, siamo creature notturne felici nei nostri laboratori e gioiamo in mezzo al gesso delle lavagne.
3 Ottobre 2017, qualche cosa è cambiato; mi guardo le mani sono diverse, ho una sensazione strana in bocca e l’odore nell’aria sembra più pesante, mi avvio verso il bagno mi guardo allo specchio e senza nessun preavviso non sono più Fisico.
È iniziata una trasformazione alla quale non so dare una chiara spiegazione, ma da Fisico sto diventando Informatico. Lo so cosa state pensando: Informatico non si augura nemmeno al vostro peggior nemico. Ma è quello che sto diventando ed è quello che ho scelto di essere. Il percorso di uno studente non è mai semplice, ti vengono proposte molte esperienze nella carriera scolastica: alcune formative e altre preferibilmente evitabili, ma personalmente mi sono sempre ritrovato in un limbo tra la noia e la tristezza vivendo brevi momenti di entusiasmo e gioia che inavvertitamente hanno influenzato scelte e percorsi nella mia vita. Tutti si ritrovano leggermente spaesati nel periodo che intercorre tra il termine della laurea triennale e il nuovo percorso magistrale, ci si aspetta novità, lavori, progetti, un susseguirsi di emozioni e crescita interiore, tutto contornato da una soddisfazione personale sempre in crescita e che raggiungerà il suo apice con la discussione della agognata tesi. Tutti si aspettano questo, tranne me, io sono Fisico.
Iniziano le lezioni, tutto è diverso: gli studenti, le aule e persino il cibo comprato in quelle squallide macchinette, pieni di coda, delle aule I. Bisogna cercare di fare amicizia altrimenti si alimentano gli stereotipi del Fisico silenzioso e problematico; un ragazzo mi guarda e dal suo sguardo capisco che mi conosce, non sono mai stato bravo con i nomi quindi non lo riconosco, si siede affianco a me e iniziamo a parlare, è incredibilmente socievole per un Informatico (mi dispiace, purtroppo anche io vivo di stereotipi).
I giorni passano e l’entusiasmo per le lezioni non è ancora arrivato ma sono fiducioso; Eta (chiamerò così questo ragazzo) è molto attento alle lezioni e continua a propormi questa associazione studentesca, chissà magari lì mi insegnano come si diventa Informatico. Prendo forza, coraggio e i miei microscopi e mando questa application con curriculum allegato, basta è ora di cambiare, non passa molto e mi viene fissato un colloquio. Un colloquio!
Mi parleranno sicuramente in una terminologia astrusa, qualcosa che solo chi è Informatico dalla nascita conosce, io al massimo posso dirgli l’alfabeto greco e raccontargli qualche barzelletta sulla fisica quantistica. Colloquio fissato, mi sono fatto un’idea sui membri di questa associazione, la preoccupazione un po’ svanisce, sono ragazzi come me, hanno studiato ingegneria e si sono messi insieme per offrire qualcosa di più alla società, sarò degno di aiutare anche io?
Odore di pizza di bassa qualità mischiato a un acre odore di caffè, il posto è costoso per uno studente e non serve dirvi dove mi trovo, sono pronto per il colloquio. Eta mi aveva già avvisato, non sarà presente all’incontro, ci sono troppi conflitti di interesse; mi si presentano due ragazzi ben composti, uno di loro è sicuramente un dottorando, nonostante ciò sono gentili e amichevoli e iniziamo i tipici convenevoli dei colloqui. Non sto qui a tediarvi con l’intero terzo grado, mi è stato espressamente chiesto di non rivelare eventuali domande che potrebbero essere fatte ad altri candidati, che potreste essere voi, lettori che state leggendo questo articolo. Quale è la terribile domanda che vi possono fare al termine di un esame, se non il temuto: “Quanto ti daresti?”. Io dopo quella giornata mi sarei dato un mediocre 24 senza infamia e senza lode, sperando nella bontà d’animo del “dottorando”. Ero riuscito a destreggiarmi in quella lingua elfica creata ad hoc per gli informatici e avevo camuffato la mia natura da Fisico, forse ci erano cascati. Non sto a tenervi sulle spine, se mi state leggendo è perché sono stato preso, ma essere preso non significa essere Informatico. Il percorso di trasformazione è ancora in atto e l’università non mi renderà mai completo ma posso garantirvi che questa associazione può aiutare molto, perché non solo io che da Fisico voglio diventare Informatico ho bisogno di un corso di recupero, anche l’Informatico, l’Elettronico, il Meccatronico e persino il Nanotecnologo che vuole sentirsi completo alla fine di un percorso ha bisogno di un qualcosa in più.
Spero che questo racconto, tratto da fonte anonima possa spingervi a venire a conoscerci e a cercare di riconoscere il Fisico che ancora si mimetizza tra tutti questi Informatici.